esca paguro

esca paguro
Codice Prodotto: esca paguro
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Caratteristiche

Il Paguro, noto anche come ‘Bernardo l’eremita’, è un crostaceo molto singolare, abita la zona di marea (detta zona intertidale), ed è caratterizzato da un carapace corazzato e peloso dotato di due grosse chele asimmetriche e di un addome molle. Una particolarità di questo crostaceo che risalta immediatamente è la mollezza del suo addome in forte contrasto con la corazzatura del carapace e con quella praticamente completa che caratterizza gli altri Decapodi di qui il Paguro fa parte. Tale mollezza del suo addome è il suo ‘Tallone d’Achille’, infatti è questo il motivo fondamentale per cui lo utilizziamo come esca, dopo averlo privato della conchiglia necessaria a proteggere appunto il suo addome indifeso. La conchiglia, in realtà, appartiene al Paguro in virtù del diritto di conquista, infatti esso l’ ha rubata ad un mollusco legittimo proprietario, e vi si è insediato all’interno ancorandosi mediante il telson avente forma di uncino. Ogni tanto il Paguro cambia la sua conchiglia con una nuova che trova durante i suoi spostamenti sul fondale; a volte trovandola ancora occupata dal mollusco, provvede a svuotarla con una laboriosa operazione. Spesso il Paguro non si accontenta della protezione della sua conchiglia, infatti questa sarebbe alquanto impotente nei confronti dell’azione masticatoria sviluppata dal sarago o dall’orata, per cui cerca qualcosa di più sicuro che gli dia maggiore sicurezza. Infatti spesso il Paguro stabilisce una sorta di contratto di mutua assistenza vita natural durante con organismi di più bassa organizzazione, primo fra tutti l’Attinia o Anemone di mare o Pomodoro di mare. Le Attinie hanno un corpo prevalentemente cilindrico o tronco-conico, con all’apice una serie di tentacoli che circondano la bocca, vivono aderenti al substrato compiendo movimenti molto limitati; i loro tentacoli hanno organi urticanti che, se toccati da un incauto pesce o crostaceo, esplodono avvelenandolo, per poi portarlo nella bocca con gli stessi tentacoli. Ovviamente le Attinie non hanno occhi per distinguere amici e nemici che vi si avvicinano, ma semplicemente reagiscono agli stimoli esterni, fulminando e quindi mangiando chiunque osi toccarle. A tutto questo fa eccezione il Paguro, che riesce ad avvicinarsi all’Attinia, la palpa, la stacca dal substrato e se la attacca sul dorso della conchiglia, senza che la stessa lo uccidi, e nel caso in cui venisse avvelenato dai tentacoli dell’Attinia, è dimostrato che possiede gli anticorpi necessari. Adesso il Paguro è più sicuro con una tale arma sul suo tetto e l’Attinia da parte sua è contenta perché può partecipare ai pranzetti del Paguro e spostarsi con molta facilità in zone più ricche di cibo. Si capisce che se il Paguro ricorre a tanti mezzi per proteggere il suo addome mollo, significa che esiste qualcuno che gradirebbe molto gustarselo, e questo qualcuno sono proprio i pinnuti da noi insidiati. Le specie più comuni di Paguri presenti nel mare Mediterraneo sono sei: 3 specie viventi ad una profondità maggiore di 30 metri, 1 specie vivente nella sabbia, 1 specie vivente nei bassi fondali detritici ed un’altra che vive sulle scogliere. I Paguri di quest’ultima specie, i più piccoli, li potremo raccogliere a manciate tra gli scogli in presenza di bassa marea, mentre quelli più grossi delle altre specie dovremo procurarceli dai venditori che a loro volta li acquistano dai pescherecci.

Recupero
Conservazione
Temperatura di Conservazione
Indicazioni per l' Impiego
Tecnica di Impiego

I Paguri vengono utilizzati nella pesca a fondo o con galleggiante, per insidiare spigole, labridi e sparidi, innescati vivi per il telson, in modo simile a quello descritto per l’innesco del gambero di mare vivo; inoltre possono essere anche utilizzati morti, innescandoli nell’amo a partire dall’addome e trapassandolo dalla parte inferiore del carapace. Anche in questo caso, la raccomandazione è quella di utilizzare canne non molto rigide, e comunque di evitare lanci troppo violenti che farebbero staccare il Paguro dall’amo durante il lancio o nell’impatto con l’acqua.

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